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La “profezia” di Pietro della Francesca

  • 7 Gennaio 2025
  • Redazione
La fisionomia che si suppone essere quella di Pietro della Francesca
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di Lucrezia Lazzareschi

Il Sacro che erompe in pieno ‘400, alla vigilia della modernità. Umanesimo santo. Vi fu in quel tempo il Concilio di Firenze. Esso sancì la riunificazione della Chiesa d’Oriente con quella d’Occidente.  Piero della Francesca operò in questo periodo, vide i rappresentanti d’oriente nelle nostre terre abbigliati di insoliti vestimenti, respirò l’aria di una riconciliazione che offriva alla cristianità nuova forza, nuove prospettive.

La riunificazione però ebbe breve durata. Troppe vicende storiche intricate, troppe ferite difficili da sanare, troppi pregiudizi divisero nuovamente le due Chiese.
Il Cristianesimo occidentale volse sempre più la sua attenzione verso il mondo e l’umano. E il fecondo Rinascimento è ciò che poi seguì.

Oggi però la corsa è giunta al capolinea. ”L’umano troppo umano” finisce per negare l’umano, per dissolverlo.
Se le Chiese fossero rimaste unite l’Umanesimo dell’Occidente avrebbe forse preso un’altra direzione sfociando in un percorso che continuasse a ricercare ed esprimere il Sacro, il Trascendente, pur inglobandolo dentro una genuina avventura terrena.

La sensibilità per l’umano e il naturale tutta occidentale e la sensibilità per il divino più tipicamente orientale si sarebbero fuse realizzando un Cristianesimo completo.
La ”profezia” di Piero della Francesca: il Sacro recuperato non più dentro gli ori a-spaziali e a-temporali del medioevo e delle icone bizantine,  ma inglobato nello spazio e nel tempo.

“È paradossale, incomprensibile, non il fatto della manifestazione del sacro nelle pietre o negli alberi, ma il fatto stesso che il sacro si manifesti e, di conseguenza, si limiti e diventi relativo.”

MIRCEA ELIADE

Architetture che dentro la storia e l’ingegno umano sanno esprimere qualcosa che le supera, aprono l’anima ad una autentica contemplazione, introducono nel mistero, nel metafisico.
Arriverà mai, il Cristianesimo, a potersi esprimere in questa completezza?
Sarebbe lo svelamento del Mistero dell’Incarnazione.

Piero morì cieco il 12 ottobre del 1492, il giorno esatto in cui Cristoforo Colombo sbarcava nel Nuovo Mondo, il giorno stabilito per far iniziare la cosiddetta età moderna.
I suoi affreschi nelle stanze vaticane vennero distrutti per far posto a quelli di Raffaello.
Sorte volle che la storia prendesse un altro corso.

Quattro Opere

“Madonna con Bambino e santi” – Tempera ed olio su tavola, cm 248 x 170 – Pinacoteca di Brera, Milano.

Lo spazio sacro – scrive Mircea Eliade – è il luogo in cui l’essenza, la realtà delle cose sussiste e si esprime pienamente. Qui uno spazio reso sacro da un’architettura perfetta nelle proporzioni e nella prospettiva e sancito dall’uovo appeso alla conchiglia della volta, simbolo di perfezione, di resurrezione, di vita piena, raccoglie la famiglia umana santa e santificata: la Vergine, il Bambino, i santi.
Il committente in ginocchio, contempla il modello cui aspira; gli angeli, discreti, vigilano sullo spazio sacro. Tutto è immobile come fuori dal tempo, al raggiungimento della perfezione estatica dell’Istante eterno.

“Natività” – Olio su tavola, cm 124 x 123 – Londra, National gallery.

Anche un rudere -la capanna sullo sfondo della scena – si fa luogo del Sacro.
Il Bambino è appena venuto alla luce per restaurare la sacra dimora: la natura umana ferita dall’antica colpa.

“Madonna di Senigallia” – Olio su tavola, cm 61 x 54 – Galleria Nazionale delle Marche, Urbino.

Anche l’umiltà di una scena colta tra mura domestiche non perde il denso stupore di un’immagine sacra.
I volti mesti e dignitosi, l’azzurro che permea l’atmosfera, la luce che penetra, discretamente, dalla finestra sullo sfondo
Silenzio e pienezza d’esistenza.

“La Resurrezione di Cristo” – Affresco, cm 225 x 200 – Pinacoteca comunale di Sansepolcro (AR).

Il paesaggio,  il mondo intero si fa discreto testimone dell’evento soprannaturale della Resurrezione. Tutto è compiuto, tutto è redento, tutto l’universo è sacralizzato. Occorre solo aprire gli occhi per vedere.

Lucrezia Lazzareschi

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Giuseppe Bergomi 1982/2024: Intervista

  • 29 Dicembre 2024
  • Jervé
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1 commento
  1. Gerardo Astore ha detto:
    10 Gennaio 2025 alle 15:02

    Mircea Eliade, mi ha dato un importante spunto di riflessione. Credo che se uno fa esperienza del Sacro, si accorge che Questo venendo incontro all’uomo, non si relativizza affatto. Si manifesta in un Segno visibile, che non perde nulla del Mistero a cui rimanda. Infatti, si può passare un’intera vita umana a contemplare un solo istante di Verità, che in un momento di grazia assoluta ci viene incontro, senza la possibilità di esaurire un infinitesimo di Ciò che è. Come l’episodio della “Tempesta sedata”. Quell’Uomo, al solo vederLo, con uno sguardo limpido, catturava l’essere dei Suoi Discepoli. Il Miracolo lì disarmava completamente. Adesso Lo contemplano nella Gloria, ma immagino che ancora siano sbigottiti, e si stiano chiedendo: “ma Chi è Costui?”

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