Diamo qui spazio con grande piacere ad un articolo che Gilberto Grilli, biografo ufficiale del maestro Pietro Annigoni, ha scritto su un argomento che ci tocca da vicino, ossia la fuga delle opere d’Arte dall’Italia all’estero, come risultato della trascuratezza da parte dei soggetti che dovrebbero occuparsi della loro tutela e valorizzazione, essendo questo per il nostro paese un patrimonio inestimabile, unico al mondo. Redazione Ieroglifo
Di Gilberto Grilli
Nel 2001 una commissione di professori di accademia e una casa editrice vennero in Italia da Shanghai. La motivazione era quella fare un libro su Lucio Fontana.
Ebbene un giorno queste persone entrarono in una libreria di Bologna e videro un libro dedicato alla pittura di Pietro Annigoni.
Da quel momento abbandonarono il progetto Lucio Fontana, per abbracciare quello che avrebbe portato alla pubblicazione di un volume eccezionale sull’opera di Annigoni, da me curato, che ha avuto due edizioni e che in Cina andò a ruba in pochissimo tempo.
Ormai i Cinesi, o meglio la loro classe dirigente, stanno acquistando quasi tutte le attività e i prodotti dell’Occidente europeo e non solo: in questo repulisti non si è salvata neppure la nostra Arte.
Devo ammettere che in questo caso per l’arte italiana è stata una manna, visto che i Cinesi riescono a creare musei in due/tre anni e a divulgare i nostri artisti molto meglio di quello che facciamo noi.
Un esempio lucido e lampante riguarda il museo che hanno creato a Shanghai, dedicato alle opere di Pietro Annigoni che hanno recuperato sul mercato italiano, di cui circa 37 provenienti dalla mia collezione: MuseoGrilli.
Da parte mia, prima di cedere le opere alla Cina, ho provato in ogni modo a coinvolgere tanto Comuni quanto Enti pubblici e privati, al fine di creare una raccolta di opere e di documentazione riguardante l’attività di un pittore che nel ‘900 era considerato il più grande al mondo nel campo della pittura figurativa.
Ma i miei sforzi non hanno ottenuto di smuovere la coscienza o accendere l’intelletto di nessuna delle persone interpellate. È ormai palese che in Italia si preferisce investire sul calcio e sul cibo.
Quando in una società la narrazione peggiora, il risultato è la decadenza
Aristotele
Una situazione imbarazzante, che al di là della profezia nefasta della globalizzazione, priva la nostra nazione di opere straordinarie e di una identità culturale ed artistica che è la più importante e fertile di tutto il pianeta dal 1200 ad oggi.
Sono in bilico tra la soddisfazione di vedere tanto rispettata quanto divulgata la nostra grande Arte, e la grande tristezza per il fatto che, se altri continueranno ad accaparrarsi i nostri gioielli a questo ritmo, potremmo ritrovarci in breve con un patrimonio artistico dimezzato.
In qualità di Presidente di una Istituzione Accademica Cinese sono stato informato che in questo momento è in corso a Shanghai una grande mostra antologica di Annigoni, con quelle opere di cui ho scritto sopra, a testimonianza che i Cinesi non scherzano e che sanno valorizzare ciò che noi ormai sappiamo solo nascondere o vendere.
L’egemonia della Cina è data dalla sua forza lavoro, una sorta di fede che praticano 1 miliardo e duecento milioni di persone, con una abnegazione che annulla qualsiasi tipo di individualismo, a favore e in funzione dello Stato, che è formato da cento milioni di ricchi e potenti individui.
Oramai la Cina e i petrolieri di Dubai sono impegnati nel progetto di portare i nostri capolavori e quelli del Louvre nei loro paesi: già petrolieri ed emiri pagano milioni di dollari alla Francia per prendere in prestito ogni anno centinaia di opere, che il Louvre concede volentieri a scopo di lucro.
Una leggerezza che non ha nulla di strano, visto che la maggior parte delle opere del Louvre sono state letteralmente sottratte all’Italia in epoca napoleonica: d’altronde con i tesori degli altri si lavora più tranquillamente e più irresponsabilmente.
Ora c’è un progetto del genere che riguarda anche l’Italia. Certo, la sciagurata eventualità di un incidente aereo o navale è remota. Ma non è da considerarsi impossibile, e la conseguente perdita di centinaia di capolavori, a causa una mera questione di denaro non può che dare grande amarezza.
Ma la Cina ormai è decisa ad avere la zampa in ogni attività industriale o culturale dell’Occidente, e nessuno fermerà facilmente questo processo di smembramento, in quanto le nazioni europee si trovano in un meccanismo che le porta sempre di più verso una passività sociale e culturale molto pericolosa.
Che è quella tipica che apre la strada alle dittature, come quando, negli anni 30, il fascismo ha potuto prendere piede grazie alla debolezza assoluta di un popolo che aveva bisogno di identificazione e una figura dispotica, appoggiata dal mito hitleriano, seppe colmare quel bisogno e prese il comando.
La Cina da parte sua non mette in atto una invasione di tipo bellico, ma fa molto peggio: essa procede all’acquisto di ogni tipo di attività, dai porti alle case di moda, fino ai tesori d’Arte, pagando spesso il debito pubblico della nazioni che poi diventeranno sue suddite.
Ma soprattutto con la forza lavoro, superiore per abnegazione e sopportazione, a qualsiasi altro popolo, specialmente a quelli europei. Ed ecco che in silenzio stiamo subendo un’invasione, formalmente pacifica ma così capillare ed aggressiva, come non se ne vedevano dal secondo dopoguerra.
Da parte mia, pur di tutelare la produzione artistica di certi genï come Annigoni, ho accettato di cedere ai Cinesi un numero considerevole di opere, perché ciò in fondo ha rappresentato una forma di tutela per esse, proprio come quando una famiglia che sta morendo di fame affida i propri figli a una famiglia straniera che li possa nutrire e far crescere nella sicurezza e nel benessere.
Quel benessere che nel nostro paese è stato in anni passati il meritato premio di una indiscussa e travolgente creatività ma che ora è sotto attacco incrociato da mille condizionamenti, interni ed esterni, palesi e striscianti.
Sto assistendo al declino della civiltà europea, ma soprattutto di quella italiana, che ha dato i natali a tutta l’Arte e la Letteratura esistente oggi in Europa e nel mondo. Proprio come durante la decadenza dell’antica Roma, rappresentata meravigliosamente nell’opera oggi al Musee d’Orsay dipinta da Thomas Couture.
Gli Italiani, annichiliti psicologicamente, non paiono reagire più a nulla: solo il calcio li fa sentire vivi, pur essendo tuttavia una sensazione fatalmente illusoria.
Non hanno reagito chiedendo a gran voce i danni materiali e morali alla Cina per questo anno e mezzo di emergenza dapprima sanitaria poi anche economica, a causa di un problema che in quella terra ha avuto origine.
Non reagiscono ora di fronte allo sfascio di un sistema politico evidentemente corrotto fino al midollo.
E non danno cenno di vero sdegno neppure di fronte a fenomeni esecrabili, come la pedofilia che attenta alle radici stesse del tessuto sociale, o il riciclaggio di somme di denaro provenienti dalla droga e dalla prostituzione tanto immense da svuotare di senso intere economie precedentemente sane.
E così, in questa bolgia infernale, autentici giganti dell’Arte del 900, come Pietro Annigoni e Riccardo Tommasi Ferroni, vengono fagocitati dal mercato delle aste, per finire in un limbo dove, se da un lato non se ne può negare l’esistenza, dall’altro ne viene pregiudicata la possibilità di farli conoscere alle nuove generazioni.
Gilberto Grilli
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