L’estate padovana è animata da un evento artistico internazionale che inaugura il prossimo 6 Luglio nel centralissimo spazio della Galleria Cavour: “Estremo Oriente e l’Italia | Visioni d’Arte a confronto”, questo il titolo del progetto espositivo ideato dalla curatrice Serena Baccaglini, che dinanzi all’occhio del pubblico accosta visioni e culture artistiche agli antipodi, come sono quelle di Taiwan e dell’Italia, ma che nel villaggio globale in cui viviamo oggi si incontrano e si specchiano l’una nell’altra.
I visitatori estivi del capoluogo veneto che vanta una tradizione culturale tra le più antiche al mondo – l’Università degli Studi di Padova risale al 1222 – potranno godere della selezione di dipinti e sculture fino al 25 Agosto, con ingresso libero dal martedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00, sabato e domenica stesso orario pomeridiano ma apertura anche al mattino dalle 10.00 alle 13.00.
Il colpo d’occhio d’insieme in queste ultime fasi dell’allestimento conferma che la promessa di mantenere un alto profilo culturale ed un legame con l’attualità più stringente, pur soddisfacendo le preferenze di un pubblico diversificato, può essere brillantemente mantenuta dalle opere in mostra: davvero tutti potranno trovare qualcosa che appaghi la loro sensibilità, gusto ed interesse per l’Arte.
Il concept della mostra
Nell’anno della Biennale veneziana, che col titolo inequivocabile “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere” sottolinea lo zeigeist attuale, parlare di qualcosa che non abbia a che fare con il contatto tra culture diverse significa uscire dal Tema.
E se sullo scacchiere globale il confronto culturale tra Oriente ed Occidente prende sempre più l’aspetto del conflitto, dapprima economico ed ora cinetico, l’Arte ha il mandato di trovare invece ogni possibile punto di contatto perché valori, sensibilità e gusti distanti non entrino in rotta di collisione ma di collaborazione, a quel Mondo Nuovo che ognuno in cuor suo agogna ma che tarda ancora a mostrarsi del tutto.
E la prima cosa è guardarsi negli occhi, specchiarsi gli uni negli altri, come è avvenuto portando nello stesso spazio, fianco a fianco, opere di artisti provenienti da mondi distanti come Taiwan e l’Italia, come voci creative con storie diverse, ma che per un tempo sono unite in concerto.
Il semplice confronto, dinanzi all’evidenza visiva, porta lo spettatore anche non necessariamente erudito a trarre le sue conclusioni, trovare le assonanze nelle diversità o cercare dentro di sé qualcosa che lo colleghi a sensibilità artistiche lontane eppure accomunate dall’essere espressioni dell’umanità in ricerca.
Gli Autori
La differenza di fondo tra i due artisti provenienti da Taiwan e i due italiani è la vicinanza a linguaggi più informali dei primi, e l’attinenza ad una tradizione figurativa dei secondi, ma molte e interessanti le diversità di dettaglio, come i punti di contatto.
Huang Cheng Juan | Art·One
Tra i 500 top artists a livello mondiale, artista di punta della King Space Gallery, una delle più importanti gallerie di Taiwan, presente anche a Shanghai ed attivissima nel promuovere l’educazione artistica nel proprio paese e sviluppare il confronto dei propri autori con le culture occidentali attraverso un vasto programma di eventi espositivi nel mondo.
Dal 1997 al 2023 le mostre che lo riguardano sono continuative, dapprima a Taiwan e in Cina, quindi a Singapore, Hong Kong, Los Angeles, Korea, New York, dove nel 2019 l’artista ha vinto “The Best international Artist award” all’Art Expo New York Fair. Il progetto espositivo sta puntando recentemente all’Europa, alla Germania e all’Italia.
L’artista taiwanese nel suo percorso ha modificato il suo modo di usare il colore e di rappresentare la figura umana e su questa metamorfosi ha inciso l’incontro con la pittura occidentale. La mostra attuale si pone l’obiettivo di evidenziarlo, e lo spettacolo delle sue opere, alcune di dimensioni imponenti, fino a 6 metri, lo testimonia con grande evidenza.
Beat Baumann
La formazione dell’artista risente dell’origine svizzera e della cultura mitteleuropea di provenienza sulla quale si innesta il suo percorso artistico che ha i suoi sviluppi nell’Estremo Oriente, dove è parte di una comunità di artisti cosmopoliti.
L’eredità visiva di Beat Baumann, in particolare l’uso della linea nera del contorno e nell’uso dei colori puri, ha le sue radici nella poetica di Van Gogh, Gauguin, Degas e Toulouse Lautrec che portò poi fino a Matisse, ma soprattutto nell’Espressionismo europeo. Si può notare questo aspetto anche nella modalità dell’uso del colore che diviene elemento principe dell’espressione artistica.
Parliamo di eredità perché il riferimento artistico di Beat si arricchisce anche dell’esperienza in Oriente, che lo porta a ricercare attraverso la fusione di istanze culturali diverse, un linguaggio comprensibile nel mondo globalizzato.
Marco Ronga
Architetto di formazione, docente di Storia dell’Arte e di Disegno, pittore e scultore, artista autodidatta dall’infanzia. Ha esposto in Italia e all’estero. Con le sue opere sperimenta varie tecniche e spazia in vari ambiti, dal paesaggio, al corpo umano, al ritratto.
L’eredità della pittura occidentale, dal Vedutismo all’Impressionismo, è parti- colarmente presente nei suoi “paesaggi fluidi”, opere ispirate alle suggestioni prodotte dall’acqua. Acqua come superficie di luce riflettente, ma anche come spazio in cui i corpi sono immersi, o energia fluida che modella i volumi.
I paesaggi per Ronga sono infatti spesso rappresentati con coinvolgimento affettivo, “con i colori delle emozioni, attraverso colori vivi e contrastanti, altre volte creando suggestioni con gli archetipi visivi o con effetti surreali.” La ricerca sulla luce è sempre il tema che accomuna questa parte della sua produzione.
Lo studio della figura umana e l’introspezione psicologica dei volti sono ulteriori campi di sperimentazione, spesso caratterizzati dall’uso di colori fauves, accesi e antinaturalistici, omaggio all’Espressionismo europeo.
Jervé | Gustavo Palumbo
Jervé, nato Gustavo Alberto Palumbo in Italia ed ora residente nella Spagna Insulare, è designer, architetto, formatore, blogger, di formazione umanista extra-accademica e preparazione interdisciplinare, che integra le tecniche della tradizione classica con i recenti sviluppi tecnici ed espressivi del digitale.
La lettera greca Ψ in rapporto all’Arte rappresenta quella parte del processo creativo che sorprende lo stesso autore quando si manifesta, poiché pare provenire da “altrove”, dal momento che supera negli esiti le intenzioni stesse iniziali dell’opera.
È questo ormai il terreno di indagine principale dell’artista, che a tale scopo ha studiato protocolli specifici per affrontare ogni tema con cui si mette alla prova. Nella ricerca relativa al tema del ritratto per esempio, con il progetto “Verba” il coinvolgimento attivo del soggetto nel processo creativo porta all’estremo gli aspetti di interiorizzazione dell’opera.
Mentre in tutti i casi in cui non vi è un soggetto vivente da coinvolgere nel processo
creativo, uno studiato inserimento delle A.I. nella fase progettuale dell’opera, particolarmente incentrato sulla componente fluttuante ed emozionale, viene correlato con l’esecuzione successiva, completamente manuale e secondo tradizione storica, del manufatto artistico.
“Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”
Paul valéry
La sezione Speciale Artisti Emergenti
Ecco i nomi degli artisti presenti nella sezione speciale: Alina Ditot, Daniela L. Dumbrava, Paolo De Cuarto, Mario Stefano, Simonè (Simona Amato) e Fabrizio Trotta.
Così nel catalogo la curatrice Serenella Baccaglini spiega il loro apporto ai contenuti artistici in mostra: “Il ‘900 è un secolo particolare con un contesto sociale in cui avviene una negazione dell’individuo causata dai totalitarismi e una distruzione dell’identità nei campi di sterminio a opera dei nazisti, a cui si aggiunge l’invasione dell’Io creato dai media.
Il ruolo dell’arte quindi spinge all’astrazione, ad un mondo in cui i volti scompaiono. Arte contemporanea significa che molte delle barriere e distinzioni all’interno dell’arte sono cadute.
Oggi vediamo una vivacità e multidisciplinarità tipica dell’arte contemporanea che ne ha fatto spesso la sua ragione d’essere. Quindi oggetti d’arte e non d’arte si incontrano o si scontrano in un’esplorazione per cui qualsiasi oggetto ha la potenzialità di diventare arte.
Dare visibilità agli artisti emergenti contemporanei è quindi importante soprattutto in un’epoca come questa invasa da immagini in cui l’arte deve, talvolta a fatica, trovare il suo spazio.
L’obiettivo è promuovere visioni innovative, generare partecipazione, scambio e dialogo intorno ai temi dell’arte e supportare talenti emergenti della scena contemporanea, provenienti da culture e Paesi diversi”.