Quando queste pagine hanno cominciato a muovere i primi passi nella direzione editoriale decisa, il non allinearsi al modello puramente mercantile verso il quale si vorrebbe appiattire l’Arte di certo apparve una scelta impegnativa, ancorché inevitabile.
Essere voci al di fuori del coro conformista ha infatti un costo emotivo, consistente in sguardi di commiserazione degli interlocutori quando si parla di concetti quali Bellezza, Competenza, Forma, come fondamenti inevitabili dell’Arte del futuro.
Tuttavia le conferme che quella è stata “la cosa giusta”, stanno puntualmente arrivando e sembrano le prime gocce, rade, grosse e sonore, di un imminente acquazzone.
Esemplare a questo proposito un articolo a firma di Renato Besana apparso lo scorso 3 Maggio 2021 su Libero che prende spunto dalla posizione “eretica” di Angelo Crespi il quale ha avuto il coraggio di scrivere un libro intitolato “Nostalgia della Bellezza”.
L’articolo, di cui indichiamo qui i riferimenti e rimandiamo al contenuto originale perché non se ne perda traccia nel mare magnum del mainstream, sintetizza brillantemente quello che chi continua ad usare il proprio giudizio può vedere: ossia che il sistema ha inteso ridurre l’Arte ad un hobby per ricchi, per giunta brutto.
Un hobby snob, pretestuoso, vacuo, cinico e spaventosamente costoso. Tutto questo a danno economico, sociale e spirituale di chi continua a pensare all’Arte come alla attività più elevata a cui gli esseri umani si possano dedicare. Una attività capace di emozionare, ispirare e con cui infine rendere il mondo migliore.
L’ironia di tutto questo è che i modernisti che ritengono normale e fisiologica la deriva attuale dell’Arte, obiettano a Crespi di essere conservatore (un modo politically correct per dire antiquato) perché dichiara di preferire la Bellezza alla bruttezza e all’idiozia. Non solo a Crespi, peraltro. Ma a tutti coloro che con animo sgombro da devianze ormai decodificate e prevedibili preferiscono nettamente l’armonia al glamour, la concretezza al nihilismo, la competenza alla boutade.
Il tempo è ciclico. Chi si attarda nella menzogna del brutto spacciato come progresso è un dinosauro che non vede la propria estinzione ormai sopraggiunta davanti alla punta del suo naso. La Storia non fa sconti, neppure a chi li pretende con arroganza.