L’altro ieri sera stavo impalato alla fermata della circolare destra sotto un diluvio apocalittico quando mi risveglia dal mio muto torpore un vicino sopravvenuto nella piazzola.
Dopo i convenevoli _ “dove scendo per …” – gli chiedo, tanto per beffare il tempo, la sua provenienza e lui con un fare algido mi risponde: “da Marte”. Io non accenno ad un benché minimo frizzo, prendo la cosa come sta e me ne sto silente, lo sguardo perso, al solito come se niente fosse.
Lui però non si dà per vinto ed attacca così: “Voi qui, sulla Terra, avete una cosa curiosa, che chiamate fotografia di moda. Gentilmente, mi spiegherebbe in che cosa consiste?”.
Quasi quasi non gli do retta, cerco di liberarmene con una boutade da quattro soldi e rimando la pallina di ping-pong nel suo campo dicendogli: “Lei caro Signore si deve immaginare la fotografia di moda tale e quale un immenso campo sterminato, coltivato a dismisura con agricoltura intensiva in cui fotograficamente tutto è stato detto e parlando fino allo sfinimento.”
In un contesto quindi di estrema, massima saturazione delle tematiche esperite colpisce come un sinistro al fegato, micidiale, il portato dell’opera di Tony Hassler, fotografo di moda che a dispetto del nome vive in Italia.
I suoi ritratti, in bianco e nero e no, lasciano allibiti: da un verso ricompaiono tutti interi gli stilemi della fotografia di moda di cui si accennava poc’anzi, ma dall’altro emerge prepotentemente un che, un qualcosa, nei suoi ritratti che invita a vederli e rivederli incessantemente senza soluzione di continuità e scusate se è poca cosa nell’universo modaiolo ove non si presta attenzione ad una foto per più di 3 secondi circa.
Sarà l’espediente di tecnica fotografica che non fa utilizzare i ventilatori ad Hassler per portare l’usuale scompiglio nelle criniere delle modelle giacché egli le fotografa nel preciso momento in cui l’assistente suo molla la capigliatura per farle seguire la ferrea volontà della caduta dei gravi.
Sarà quell’impressione facciale che si legge sui volti ritratti delle modelle, un misto tra stupore e velleità, insomma si respira davvero odore di autenticità, merce rara in un mondo così glassato, patinato e photoshoppato del pianeta moda.