Alcuni anni fa ebbe una certa stagione di successo nel settore del cinema d’autore il regista inglese Peter Greenaway. Egli si considerava e si considera probabilmente tutt’ora un pittore che usa il mezzo cinematografico per raccontare.
Anche oggi è una figura rispettata sulla scena britannica, che occupa un posto di rilievo nel dibattito sul cinema autoriale, anche se all’epoca ebbe un successo presso una nicchia di pubblico più vasta.
La sua opera, vista nel complesso è decisamente varia, eccentrica, a volte tangente la bizzarria, tuttavia sempre le sue produzioni sono state caratterizzate da una proprietà nella composizione visiva raramente toccata da altri.
Rivedere ora alcune scene dei suoi film mostra come la narrazione pura e semplice della vicenda, il dato crudo del succedersi degli eventi nella storia, sia stato sempre subordinato alla perfetta proprietà ed equilibrio visivo dell’inquadratura.
Una regola spietata, che lo portò a distillare scene di perfetta simmetria, quasi pretestuosa, per poter giungere a fotogrammi che, presi in sé, potevano essere letti come composizioni pittoriche.
Forse ora la narrazione ci appare a volte debole ed accessoria, ma la sua lezione visiva sulla composizione per il grande schermo rimane una voce da ascoltare con attenzione.
Non abbiamo bisogno di un cinema basato sul testo, ma di un cinema basato sull’immagine.
Peter greenaway
Ecco qui di seguito alcune sequenze da suoi film che esemplificano perfettamente la sua visione.